BORNEO: Sarawak
(Agosto 2014)


SARAWAK

SABAH

"Per le persone che hanno il gusto della solitudine, 
    essere in un luogo in cui nessuno può collocarti precisamente 
è una gioia rara: forse sta tutto lì anche il piacere dei viaggi"
(Cesarina Vighy, L'ultima estate, 2009)

ITINERARIO DEL VIAGGIO

Con le sue affascinanti culture tribali, la sua fauna endemica, la giungla degli altipiani, i parchi nazionali, le foreste costiere e i sistemi di grotte tra i più vasti del pianeta, il Sarawak racchiude in sè tutti i tratti salienti del Borneo.

Un volo Turkish Airlines, via Istanbul, ci porta a Kuala Lumpur e da qui, con un volo interno di poco meno di due ore, raggiungiamo in serata Kuching, capitale e porta di accesso dello stato del Sarawak. La città può essere utilizzata come luogo in cui riposarsi qualche giorno prima di affrontare le destinazioni più impegnative della regione. Nonostante i grattacieli del centro, la cittadina conserva un nucleo storico con edifici coloniali che rievocano tempi andati. Kuching può essere visitata in un giorno e la maggior parte delle sue attrattive è situata sulla sponda meridionale del sungai Sarawak il cui lungofiume, con i suoi chioschetti gastronomici e le sue suggestive vedute, normalmente rappresenta il punto di inizio per la visita della città. Qui uno dei primi edifici di rilievo che si incontrano è il complesso restaurato della Old Court House risalente al 1874 e caratterizzato da edifici con colonne romaniche. Nei dintorni si trovano altre costruzioni di epoca coloniale quali: il Charles Brooke memorial, un obelisco in granito del 1924 dedicato alla memoria del nipote di James Brooke, primo rajah bianco del Sarawak; la square tower, che testimonia la presenza di una antica fortezza risalente al 1879; il main bazar, un susseguirsi di negozietti di souvenir, guesthouse e gallerie; il chinese history museum, un tozzo edificio color rosa-arancio contenente una serie di artefatti e spiegazioni su come i migranti cinesi del XIX secolo iniziarono il Sarawak occidentale alle attività agricole ed estrattive; l'edificio delle poste centrali, con il suo frontone e le sue imponenti colonne decorative neoclassiche; la round tower, costruita tra il 1880 e il 1890 come forte ed oggi sede del Sarawak craft council che preserva e promuove le tecniche e le forme d'arte tradizionali; la Merdeka square su cui si affacciano la St. Thomas cathedral, in stile coloniale, ed il Sarawak museum che merita una visita per ammirare l'esposizione degli esemplari raccolti dal naturalista Alfred Russel Wallace, la sezione etnografica, la sezione degli strumenti musicali utilizzati dalle varie tribù indigene ed una serie di altri reperti racchiusi in polverose ma suggestive teche. Ad est del complesso della Old Court House si sviluppa il quartiere di Chinatown, caratterizzato da stretti vicoli su cui si aprono erboristerie, negozietti vari, locali per mangiare e piccoli templi. Tra questi ultimi i più significativi sono il Tua Pek Kong e l'Hong San Temple che meritano una sosta e che spesso ospitano spettacoli teatrali o musicali. A ovest del quartiere cinese, su una piccola collinetta situata al termine di Jalan India, sorge la Masjid Negeri, che con la sua cupola dorata è la più grande moschea di Kuching. Sempre nella parte meridionale del fiume, in corrispondenza delle rotatorie cittadine, si trovano infine diverse statue del gatto ossia delle opere decorative in gesso raffiguranti questo animale che rappresenta l'icona della città. Alcune attrattive di Kuching sono invece situate sulla sponda nord del fiume e sono raggiungibili con l'ausilio di piccole imbarcazioni che costantemente fanno la spola tra una riva e l'altra. Tra queste spiccano: il bizzarro State Assembly Building (anche detto DUN building) una sorta di ibrido tra una gigantesca caffettiera ed una navicella spaziale che i locali considerano come un grande spreco di denaro pubblico; Fort Margarita, un bell'esempio del sistema di fortificazioni del periodo Brookiano che da tempo necessita di un restauro mai iniziato; l'Astana, un elegante edificio posto su un piccolo promotorio a ridosso del fiume che funge da dimora ufficiale del governatore del Sarawak; l'orchid garden, un rilassante giardino che ospita un centinaio di esemplari di questo fiore. La sera effettuiamo una crociera sul sungai Sarawak, un'ottima occasione per ammirare il lungofiume da una diversa prospettiva e per godere di un fiammeggiante tramonto del sole che scende all'orizzonte dietro le alture del Gunung Serapi.

Dopo aver visitato la città, dedichiamo i giorni successivi a due importanti attrattive che si trovano a poche decine di chilometri da Kuching. La prima è Semenggoh, località in cui ha sede l'omonimo wildlife rehabilitation center una riserva naturale ricavata all'interno di una sacca di foresta pluviale in cui si viene per ammirare gli orang-utan. Questi animali, non lontano dall'estinzione, vengono qui condotti in quei casi in cui sono stati feriti, o sono rimasti orfani, o hanno subito periodi di ritenzione in cattività, per essere sottoposti ad un percorso riabilitativo e per essere gradualmente reintrodotti in un ambiente naturale protetto. E' quindi possibile osservare i primati mentre vengono nutriti dai ranger del parco su apposite strutture ricavate nella foresta. La seconda imperdibile attrattiva dei dintorni di Kuching è il Parco Nazionale di Bako che occupa una penisola alla foce dell'omonimo fiume nel punto in cui sfocia nel mar cinese meridionale. Il parco vanta una vegetazione molto ricca con torbiere, mangrovie, ampi tratti di foresta primaria e una grande varietà di nepenthes. Queste piante carnivore, di colore verde con varie maculature rossastre o brune, sono dotate di foglie spesse e leggermente cuoiose caratterizzate da viticci che permettono loro di attaccarsi tra le foglie ed i fusti degli alberi adiacenti. Le "trappole" sono costituite da foglie trasformate in sorta di bottigliette o boccette allargate e coperte da un labbro superiore che impedisce all'acqua delle piogge di entrare nella trappola stessa. Sono riempite fino quasi a metà di un fluido più o meno viscoso in modo che le prede cadute all'interno trovino difficoltà a fuggirne. Il fluido all'interno delle trappole contiene degli enzimi che digeriscono la preda e apposite ghiandole poste sul fondo ne assimilano i sali minerali. Tra gli "abitanti" tipici di questo parco spiccano le nasiche, scimmie proboscidate che attirano l'attenzione dei visitatori per la loro curiosa fattezza del volto. Non mancano tuttavia altri animali caratteristici del luogo quali i presbiti argentati, i macachi, diversi tipi di serpenti e i cinghiali barbati. All'interno del parco percorriamo alcuni sentieri, ora totalmente immersi nella giungla primaria, ora ricavati nella più rada vegetazione denominata kerangas, che conducono a punti panoramici in cui è possibile ammirare sia le formazioni in arenaria che puntellano l'alta fascia costiera, sia le baie appartate che ospitano spiagge incontaminate. Verso l'ora del tramonto riprendiamo la barca che ci riporta al villaggio principale da cui facciamo rientro a Kuching.

Tracorsi alcuni giorni nella capitale del Sarawak e nei suoi dintorni, prendiamo un taxi e ci spostiamo verso sud-ovest giungendo, dopo circa quattro ore di viaggio, in prossimità del confine con il Kalimantan indonesiano. Qui si trova il lago Batang Ai formato dalla diga che sbarra il corso del fiume Ai. La zona è un parco naturale protetto (Batang Ai National Park) che consente di osservare il sistema di vita semi-tradizionale presente in questo remoto angolo del Sarawak: qui si trova difatti il gruppo indigeno più numeroso di tutto lo stato: gli Iban. La loro struttura sociale ruota intorno alle longhouse, le tradizionali case in legno condivise da più famiglie/comunità governate da un tuai (capo). La struttura consta di una lunghissima veranda (ruai) in cui si svolge la vita della comunità e su cui si affacciano le camere private di ogni famiglia. E' possibile visitare alcune di queste longhouse ed assistere allo svolgimento delle faccende quotidiane che impegnano il gruppo comunitario. All'interno del parco possono poi essere svolte altre attività quali il trekking nella giungla per osservare, anche dall'alto di un canopy bridge, flora e fauna del luogo, oppure risalire a bordo di piccole imbarcazioni il corso del fiume fino a raggiungere delle cascate in cui è possibile fare il bagno totalmente immersi nella natura. Le imbarcazioni dirette alle longhouse partono dal lago, su cui si affaccia un'unica elegante struttura turistica, e risalgono il fiume Ai sulle cui sponde sono sporadicamente visibili semplici edificazioni in legno e tratti disboscati dedicati alla coltivazione del riso. Gli iban, quando il terreno non è più fertile, lasciano invadere le risaie dalla giungla e disboscano altre aree per formare nuove risaie. Procedendo ancora lungo il fiume si arriva infine alle longhouse più grandi di cui solo due sono aperte al turismo.

Passate un paio di notti in questo luogo isolato, rientriamo a Kuching e da qui prendiamo un caratteristico bimotore della MASwings che con circa un'ora di volo ci porta in un altro parco che rappresenta una delle principali attrattive naturalistiche del Borneo: il Gunung Mulu National Park, patrimonio dell'umanità dell'UNESCO. Il parco prende il nome dall'omonima montagna che si eleva al suo centro. Generalmente questa zona è quella che si rivela la parte più memorabile del soggiorno nel Sarawak. Tuttavia alcuni dei punti più selvaggi ed incontaminati di questo stato, quale è per l'appunto la zona del Gunung Mulu, sono inframezzati da tratti in degrado, ciò a conferma di quello che è uno dei principali problemi ambientali del Borneo. L'industria del legname infatti disbosca massicciamente questa regione sin dagli anni sessanta e negli ultimi decenni il taglio degli alberi è passato da selettivo ad indiscriminato con parti del territorio coperte dalla più redditizia coltivazione della palma da olio. Per fortuna è ancora possibile effettuare splendide escursioni naturalistiche in zone che attualmente sono state preservate dalla deforestazione. A parte la visita ai cosiddetti pinnacles, affilati spuntoni calcarei raggiungibili solo con una impegnativa escursione della durata di quattro giorni, le primarie mete di questo parco sono le cosiddette show caves, ossia le caverne vetrina, il sistema di grotte calcaree più vasto del pianeta. Le caverne sono accessibili tramite sentieri che si sviluppano nel fitto della foresta pluviale e dai quali è possibile osservare la molteplicità di specie di piante e di animali che caratterizza questo ecosistema. A circa un'ora di cammino dagli uffici del parco incontriamo la Lang's cave la più piccola della quattro grotte che normalmente si visitano. All'interno si possono ammirare formazioni rocciose di stalattiti a tenda e a forma di corallo aderenti alle pareti ricurve. A poca distanza si trova la famosa Deer cave che deve il suo nome ai cervi che un tempo si riparavano al suo interno. Fioche luci artificiali consentono di apprezzare uno dei più grandi attraversamenti di grotte al mondo lungo oltre due chilometri ed alto 174 mt. Ciò che colpisce all'interno è la grande vivacità dell'ambiente: veli argentati d'umidità scendono giù dal soffitto e da alcune strutture a camino formate dall'erosione del calcare colano intensi scrosci d'acqua. Da un punto interno della grotta, guardando verso l'ingresso, è possibile vedere una formazione rocciosa che ricorda il profilo di Abramo Lincoln e al fondo del percorso un'altra apertura si affaccia sul cosiddetto giardino dell'Eden, un autentico mondo perduto ricco di rigogliose felci circondate da ripidi ed inaccessibili dirupi. Terminato il giro all'interno della grotta, quando il sole sta per tramontare e le prime ombre iniziano ad avanzare, raggiungiamo l'osservatorio dei pipistrelli posto appena al di fuori della Deer cave. Verso le ore 18:00, quando le rondini volano dentro le caverne per trascorrere la notte, centinaia di migliaia di pipistrelli iniziano ad uscire dalle aperture della grotta per cominciare il loro volo a caccia del cibo. Prima a piccole vampate, poi come nuvole ed infine a flussi continui che possono durare anche alcuni minuti, i pipistrelli volano nel cielo formando spirali, eliche, anelli e veri e propri sciami in movimento sincrono che sembrano guidati da un'unica regia invisibile. Ogni sera questi volatili si cibano di ben quindici tonnellate di insetti!!

Il giorno successivo noleggiamo un'imbarcazione e risaliamo il corso del sungai Melinau, il principale corso d'acqua del parco. Dopo una breve sosta presso l'insediamento di Penan, un piccolo villaggio sulle sponde del fiume in cui vive una tribù del luogo, raggiungiamo la Wind cave caratterizzata da una grande varietà di rocce dorate e contorte e di pilastri formati dall'unione di stalattiti e stalagmiti. A pochi minuti di cammino si trova la Clearwater cave, raggiungibile mediante una passerella a strapiombio da cui è possibile ammirare dei mini pinnacles, schegge calcaree incorporate nella parete rocciosa che arrivano all'altezza della vita. La caverna sorprende per le dimensioni sol se si pensi che il complesso si estende per ben 150 chilometri nel sottosuolo del parco Mulu ed è considerato il più lungo dell'Asia sud orientale. La parte più suggestiva della grotta è il fiume sotterraneo che la attraversa e che ha inciso un profondo solco nelle sue pareti. Verso il fondo della caverna un piccolo lago di acqua fresca consente un bagno rinfrescante e spegnendo le torce elettriche che occorre portarsi al seguito, si può provare l'esperienza del buio più assoluto. Terminata la visita anche di questa caverna, essendo giunta l'ora del pranzo, ci fermiamo nei pressi di un laghetto immerso nella foresta nelle cui acque, frequentate anche da qualche serpentello che di tanto in tanto vi nuota in superficie, ci immergiamo per trovare un po' di ristoro dal caldo-umido che non dà tregua. In questo luogo è possibile ammirare un gran numero di farfalle Rajah Brooke (trogonoptera brookiana), oggi simbolo nazionale. La farfalla, di colore nero con i tipici motivi triangolari verde-elettrico sulle ali, fu scoperta per la prima volta in Borneo nel 1855 da Alfred Russel Wallace e fu intitolata al primo Rajah bianco del Sarawak, proprio quello di cui si narra nei romanzi di Salgari. Nel pomeriggio raggiungiamo nuovamente gli uffici del parco e da qui iniziamo a percorrere alcuni sentieri che si addentrano nel folto della foresta e che consentono di ammirare ora delle cascate, ora delle oasi naturalistiche, ora degli anfratti situati ai piedi delle colline. Verso il tramonto torniamo nuovamente nei pressi della Deer cave per assistere ancora una volta allo spettacolo del volo dei pipistrelli. Scese le tenebre, rientriamo al resort del parco percorrendo il suggestivo night trail accompagnati dai suoni della giungla e dalla fioca luce delle lucciole che volteggiano nel buio della giungla.

Lasciamo quindi lo stato del Sarawak e dopo aver speso alcuni giorni nel confinante Brunei (vedi resoconto di viaggio: Brunei) proseguiamo il nostro itinerario nel Borneo spostandoci nello stato del Sabah.


Sabah

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