"Accade durante i viaggi: un solo mese sembra più lungo di quattro mesi trascorsi a casa" (Arthur Schopenhauer)ITINERARIO DEL VIAGGIO
Il Sudafrica è stato definito la "nazione arcobaleno", popolata come è da neri, bianchi, coloured ed indiani: è un paese ancora in cerca della sua identità ove l'apartheid, sebbene ufficialmente cancellato sulla carta, è ancora presente nel tessuto sociale sol se si pensi che i lavori più umili e comuni sono normalmente svolti da gente di colore, mentre i posti chiave, soprattutto nell'economia, sono appannaggio dei bianchi. Insomma, senza girare intorno all'argomento, la differenza tra i bianchi e i neri, (la 'separazione', che in afrikaans si dice appunto apartheid) è ancora netta ed evidente. Questo aspetto stride decisamente con quelle che invece sono le bellezze di questa nazione, caratterizzata da ambienti estremamente diversi che spaziano dalle pittoresche cittadine della Garden Route, alla costa decisamente subtropicale del nord est, alla vasta area semidesertica del Karoo (l'entroterra sudafricano), ai suggestivi territori del Parco Kruger, alle verdeggianti colline delle winelands, per finire con le multietniche metropoli di Johannesburg e Cape Town che rappresentano dei vivaci crogioli culturali.
Con Saudi Arabian Airlines voliamo da Milano a Jeddah (Arabia Saudita) e da qui dopo alcune ore di sosta ci imbarchiamo su un volo notturno che all'alba della mattina successiva ci porta a Johannesburg. Oltrepassata la dogana e recuperati i bagagli, ci dirigiamo all'ufficio dell'Avis per ritirare la vettura a noleggio che avevamo prenotato dall'Italia. Presa familiarità con la guida a sinistra, ci attende un viaggio di circa 400 km che ci condurrà nella regione di Mpumalanga al confine con il Mozambico e lo Swaziland. Questa provincia, sebbene sia più che altro nota per il Parco Kruger, offre anche paesaggi spettacolari soprattutto nella zona montuosa nota come Escarpment. Qui il tragitto denominato Panorama Route consente di apprezzare le bellezze del territorio anche solo stando seduti in macchina mentre si percorrono le suggestive strade che si snodano attraverso ondulati panorami collinari.
Intorno all'ora di pranzo raggiungiamo il piccolo insediamento di Dullstroom in cui ci fermiamo per un breve spuntino in una accogliente birreria con tanto di caminetto e cimeli vintage alle pareti. Proseguiamo il viaggio fino a raggiungere Pilgrim's Rest, cittadina un tempo di cercatori d'oro ed oggi restaurata e meta di numerosi turisti. L'agglomerato di edifici in lamiera ondulata dai tetti rossi è piuttosto fotogenico anche se si coglie però l'artificiosità del luogo soprattutto a pomeriggio inoltrato quando il villaggio, dopo la ripartenza dei turisti, sembra addormentarsi e cadere nell'oblio. La nascita della cittadina risale alla prima corsa all'oro del Sudafrica allorquando, nell'ultimo quarto del XIX secolo, furono scoperti i giacimenti della zona. Effettuiamo una breve passeggiata lungo l'unica strada principale che divide downtown da uptown, bypassando una serie di caffè e sale da tè che costituiscono, assieme alle bancarelle dei souvenir e ad un paio di musei sul tema minerario, l'unica attrattiva dell'insediamento. Riprendiamo la vettura e raggiungiamo a poca distanza le Mac Mac Falls, alte 65 mt., e così chiamate in memoria di tutte le persone di origine scozzese che persero la vita in questa zona mentre cercavano l'oro ed i cui nomi appaio sulle decine di lapidi disseminate nei dintorni. Nell'invitante pozza presente alla base delle cascate non è possibile nuotare, ma poco oltre si trovano la Mac Mac Pools presso cui è presente anche un'area pic-nic. Proseguiamo il viaggio e verso sera arriviamo nella cittadina di Graskop, un centro sovente attraversato da camion carichi di legname, ma nell'insieme pulito ed ordinato, che funge da tappa principale per i viaggiatori che intendono visitare l'Escarpment e più nello specifico la zona del Blyde river canyon. Facciamo qui tappa per la notte in una graziosa casetta immersa in un giardino proprio ai margini del centro urbano.
La mattina seguente dopo una abbondante colazione presso l'Harrie's pancake shop, una meta gastronomica imperdibile a Graskop, siamo pronti per partire alla volta della Blyde River Canyon Nature Reserve con i suoi paesaggi mozzafiato tra cui spicca quello creato dall'omonimo fiume che ha scavato profondamente gli strati di roccia rossastra dell'Escarpment. Lasciata la cittadina, la strada attraversa colline ricoperte da piantagioni di pini finchè arriva a lambire una serie di punti panoramici. Si incontra dopo pochi chilometri il Pinnacle, una gigantesca colonna di quarzite che spunta da una gola ricoperta di felci e proseguendo ancora per qualche chilometro la strada raggiunge lo strapiombo di God's Window che regala una magnifica vista sulla distesa del basso veld. Riprendendo il cammino compiamo una breve deviazione che ci porta alle Lisbon Falls, una serie di cascate che con un salto di circa 100 mt. si gettano in una piscina color smeraldo regalando una suggestiva vista e l'occasione per una pausa di relax. Ripresa l'auto proseguiamo il nostro itinerario fino a raggiungere l'ingresso vero e proprio del parco dal quale, con un breve camminata, si possono ammirare da vicino le pareti a strapiombo del canyon che con i suoi 26 km di lunghezza e 800 metri di profondità è il terzo più grande del mondo. Un vertiginoso ponte in legno consente di accedere all'altra parte della gola e passeggiare tra pozze d'acqua che a loro volta precipitano nel baratro. Trascorsa un'oretta in questo splendido scenario proseguiamo il viaggio fino a raggiungere le Bourke's Luck potholes, un insieme di formazioni scavate nella roccia dai ciotoli trascinati dall'acqua. Una quindicina di chilometri dopo si trova un altro punto decisamente spettacolare conosciuto come Three rondavels, un nome che in lingua afrikaans descrive il dettaglio di questo panorama da cinemascope: tre enormi cilindri di rossa roccia a forma di capanna (rondavel, appunto) si stagliano uno accanto all'altro con il fiume Blyde che serpeggia centinaia di metri più in basso. Da qui la vista spazia anche sull'enorme bacino artificiale di Blydepoort che con il suo color verde intenso completa questo scenario imperdibile.
Ripercorriamo a ritroso la strada fin qui fatta ed iniziamo il nostro avvicinamento al Kruger percorrendo la R40 lungo piantagioni di pini e coltivazioni di frutta tropicale fino a raggiungere l'insediamento di Hazyview in posizione strategica per raggiungere il parco ed alcune riserve private poste nelle vicinanze quali Sabi Sands, Manyeleti e Timbavati. Trascorriamo la notte in un lodge subito fuori la Paul Kruger's gate e la mattina successiva, di buon'ora, facciamo ingresso al parco. Il Kruger National Park costituisce l'emblema del turismo sudafricano, il posto che i visitatori, più di ogni altro luogo, vogliono visitare per vedere la fauna selvatica: elefanti, leoni, zebre, giraffe, rinoceronti, leopardi, kudu, antilopi, gnu... insomma tutto quello che la savana può offrire. Il parco, una enorme distesa stretta tra le province di Mpumalanga e Limpopo ed il confine con il Mozambico, si estende per oltre 400 km da nord a sud ed è diviso in una zona settentrionale, più aspra e selvaggia, una zona centrale, ed una zona meridionale che rappresenta la parte pià visitata del Kruger ed anche quella dove è possibile vedere la maggior concentrazione di fauna. Ed è proprio in questa zona che concentriamo la nostra visita pur tuttavia senza dedicarvi più di un giorno posto che il nostro desiderio di savana e di animali selvatici sarà ampiamente soddisfatto allorquando, terminato l'itinerario in Sudafrica, ci trasferiremo in Botswana (vedi resoconto di viaggio: Botswana 2018) per due settimane di intensi game drive nei parchi di questo paese. Ad ogni buon conto la visita di questa zona del Kruger ha superato le nostre aspettative in quanto abbiamo trovato una ottima organizzazione a livello di segnaletica, mantenimento dei percorsi off-road, punti di ristoro, strutture e, naturalmente, presenza di fauna selvatica. Dopo essere entrati nel parco puntiamo verso Skukuza principale centro del Kruger meridionale. Qui è possibile, oltre che pernottare in alcune piacevoli strutture, anche fare rifornimento di combustibile e viveri per chi intende raggiungere le zone più remote del parco. Proseguendo il nostro tragitto verso est lasciamo più volte la strada principale per imboccare i diversi loop circuit che consentono di addentrarsi nel bush ove gli avvistamenti sono più frequenti ed avvincenti dal momento che gli animali sono meno abituati alla presenza di veicoli e di persone. Proseguendo ancora il percorso raggiungiamo la zona del Lower Sabie, uno dei punti migliori per l'avvistamento della fauna. L'intricata foresta fluviale che si estende lungo il corso del Sabie river crea un suggestivo scenario ed offre punti di osservazione spettacolari per vedere gli animali abbeverarsi od attraversare il corso d'acqua. Dopo un'intera giornata di game drive, approssimandosi le prime ombre della sera, cominciamo il nostro avvicinamento alla zona del Crocodile bridge, porta meridionale di accesso/uscita del parco. Durante il tragitto, spesso interotto da animali selvatici che con estrema flemma attraversano la strada, ci accompagna un tramonto spettacolare ed allorquando sopraggiunge l'oscurità usciamo dalla riserva per raggiungere il nostro lodge, posto proprio ai margini del parco lungo il fiume Crocodile. Dopo un'ottima cena attorno ad un gran falò, in una location decisamente suggestiva, ci ritiriamo nella nostra camera elegantemente arredata in stile tipicamente africano.
La mattina seguente proseguiamo il nostro viaggio dirigendoci verso sud-est ed attraversando sterminati campi coltivati a canna da zucchero fino a quando raggiungiamo il bivio che conduce verso Mananga, posto di confine con lo Swaziland, dove spenderemo alcuni giorni prima di rientrare nuovamente in Sudafrica (vedi resoconto di viaggio: Swaziland 2018).
Puntiamo quindi verso Johannesburg dove arriviamo a sera inoltrata. Restituiamo la vettura a noleggio e trascorriamo qui una notte prima di imbarcarci, la mattina successiva, su un volo domestico con destinazione Port Elizabeth, meta di villeggiatura per molte famiglie e turisti della regione del Gauteng che qui vengono a godere delle belle spiagge che offrono le zone a nord e a sud della città. Port Elizabeth in sè non presenta particolari peculiarità turistiche per cui decidiamo di non trattenerci se non il tempo strettamente necessario per il noleggio di un alro veicolo con il quale proseguiremo il nostro viaggio in direzione sud, costeggiando cosìl'oceano indiano. Tuttavia a circa una settantina di chilometri di distanza, più a nord, si trova una destinazione che per chi si trova qui è una meta da non perdere: l'Addo Elephant National Park una riserva naturalistica in forte espansione che diventerà ben presto una tra le attrazioni faunistiche più importanti del paese grazie anche al fatto che è la sola che comprende un tratto di litorale costiero. L'attrazione principale di questo parco sono ovviamente gli elefanti, ma grazie anche alla reitroduzione di due gruppi di leoni e degli altri big five, l'Addo è decisamente appetibile per effettuare, in autonomia o con l'ausilio di guide, degli interessanti game drive. La vegetazione è in genere piuttosto fitta, ma possono farsi incontri ravvicinati con la fauna selvatica soprattutto nelle zone in cui si trovano pozze d'acqua dove un gran numero di elefanti ed altri erbivori si affollano per dissetarsi. Spendiamo qui un'intera giornata e verso sera raggiungiamo nelle vicinanze il cottage che avevamo prenotato per la notte.
Alle prime luci del mattino, dopo una abbondante colazione consumata davanti al tepore di un caminetto in una dining room traboccante di fotografie, reliquie, trofei ed arredi risalenti alla metà del secolo scorso, siamo pronti ad imboccare la strada nazionale N2 e ad effettuare il suggestivo percorso panoramico della Garden Route, una fascia di pianura costiera che è considerata il paradiso del Sudafrica come anche suggeriscono i nomi di alcuni paesi che qui si incontrano tipo Garden of Eden o Wilderness giusto per citarne alcuni. Questa striscia verde e boscosa è attraversata da una miriade di fiumi che delle montagne scendono fino alle scogliere ed alle spiagge. Il primo ed uno dei più suggestivi che incontriamo è lo Storm River, a circa 170 km da Port Elisabeth in direzione sud. Questo fiume dalle acque scure rappresenta il volto primordiale e selvaggio della Garden Route: scorre impetuoso in una profonda gola attraversata dalla N2 per poi infrangersi contro le onde dell'oceano. Qui da una stazione di servizio che gode della più bella posizione di tutto il paese è possibile fare una passeggiata per avere alcune spettacolari visuali della gola e della foresta che fanno da anfiteatro al fiume. Più a valle un percorso naturalistico comprende un canopy bridge che unisce due promontori e consente di camminare praticamente sospesi sull'oceano. Proseguiamo con questo magnifico itinerario e raggiungiamo Plattenberg bay, una delle tre principali baie della Garden Route. Qui durante le vacanze migliaia di villeggianti sudafricani si trasferiscono per trascorrere le loro giornate facendo di questa zona la località balneare più mondana di tutto il paese. Oltre che per le belle spiagge Plattenberg Bay è anche famosa per gli avvistamenti delle balene franche australi che qui transitano durante i mesi invernali e per gli incontri con i delfini, presenti praticamente tutto l'anno.
Continuiamo il viaggio e raggiungiamo la baia di Knysna, situata nel cuore della Garden Route. Knysna non ha spiagge, ma compensa questa mancanza con la sua amena posizione collinare sulla omonima laguna. Poco all'interno si stendono le sue famose foreste che ospitano una gran quantità di animali tra cui anche molti elefanti. Intorno all'ora di pranzo raggiungiamo la splendida spiaggia di Wilderness una lunghissima e profonda striscia di sabbia dorata tra l'oceano indiano ed enormi dune che la proteggono. Questa spiaggia è particolarmente apprezzata per la villeggiatura e qui si concentrano infatti numerose ed eleganti case per vacanza, alberghi e centri benessere. Pranziamo sulla terrazza di un ristorante affacciato proprio sull'oceano e siamo pronti a riprendere il viaggio. Superiamo George, la più grande città di questa zona che si trova praticamente a metà strada tra Cape Town e Port Elizabeth e che con il suo aeroporto consente di accedere comodamente a questa zona da diverse città del Sudafrica con essa collegate. George tuttavia non riveste riveste particolare interesse turistico e così la bypassiamo velocemente per raggiungere Mossel bay situata nella terza grande baia della Garden Route. La città appare come un insediamento industriale, ma il suo centro è molto piacevole essendo adagiato su una collina affacciata sul piccolo porto e sulla baia che possiede spiagge sicure per la balneazione.
Da qui la strada piega verso l'interno ed ancora molti chilometri ci aspettano per la prossima destinazione, Cape Agulhas, dove arriviamo sverso l'ora del tramonto. La costa sferzata dalle correnti oceaniche rende questo litorale uno tra i più pericolosi del Sudafrica. La costa rocciosa è assai impervia ragione per cui questa cittadina che rappresenta la punta più meridionale del continente africano è raggiungibile solo con una strada che punta verso l'interno e non con una strada costiera. Cape Agulhas è un centro, spesso ventoso, costituito da una serie di eleganti case per le vacanze abbarbicate sui versanti collinari ed affacciate direttamente sull'oceano, da alcuni ristoranti e da qualche supermercato. Il punto più a sud dell'Africa si trova poche centinaia di metri dopo il suggestivo faro bianco e rosso, lungo un percorso a piedi che costeggia spiagge decisamente isolate e scogli inframezzati da piscine naturali. Ceniamo in un suggestivo ristorante con l'immancabile caminetto acceso e trascorriamo la notte in una villetta affacciata sulle agitate acque dove si incontrano l'ocenano Atlantico e l'oceano Indiano.
La mattina seguente ci svegliamo prima dell'alba per tornare al faro ed assistere allo spettacolo del levar sole che spuntando da dietro l'orizzonte pian piano inonda il cielo di sfumature violette, rosee, aranciate, rosse ed infine dorate. Partiamo subito per raggiungere una località posta ad un centinaio di chilometri di distanza: Gansbaai, un minuscolo centro costiero con una economia fondata sulla pesca e sull'inscatolamento dei prodotti ittici. L'attrattiva che porta qui diversi turisti è rappresentata dai safari di avvistamento del grande squalo bianco: il cage diving (ossia l'immersione con bombole o con snorkel nelle acque oceaniche, all'interno di una gabbia in acciaio) è difatti una esperienza che da tempo avevamo programmato di effettuare e questo è uno dei luoghi ove gli avvistamenti dello squalo bianco sono più avvincenti grazie alla presenza del cosiddetto shark alley, ossia un corridoio di mare in cui i passaggi di questo gigante dei mari sono assai frequenti. Purtroppo però, sebbene sia una bella giornata di sole, il forte vento e le condizioni dell'oceano non consentono l'uscita delle barche e pertanto siamo costretti a rinunciare a questa escursione. Consapevoli che il Sudafrica sarà nuovamente la meta di uno dei nostri prossimi viaggi e che quindi avremo un'altra occasione per provare questa esperienza, proseguiamo il viaggio verso sud fino a raggiungere Hermanus la capitale sudafricana per gli avvistamenti delle balene franche australi. La graziosa cittadina, posta in cima alle scogliere e protetta dalle montagne si affaccia su un'insenatura protetta in cui le balene, da luglio ad ottobre, vengono per figliare e per svezzare i piccoli. Esiste addirittura un folkloristico banditore cittadino che, armato di cellulare e di corno fatto di alghe essiccate, annuncia gli ultimi avvistamenti. Trascorriamo qui l'ora di pranzo scorgendo diverse balene che con i loro breaching ed i loro tuffi attirano le grida e gli applausi dei turisti. Riprendiamo la nostra vettura e proseguiamo il nostro cammino percorrendo gli ultimi 120 km che ci separano da Città del Capo dove arriviamo nel pomeriggio inoltrato ed ove ci tratterremo per alcuni giorni.
Approfittando dell'auto che abbiamo ancora a noleggio decidiamo di effettuare alcune escursioni nei dintorni di Cape Town e dedicare alla città gli ultimi giorni di permanenza in Sudafrica. La mattina successiva partiamo dunque alla volta della costa di False Bay che con le sue acque più tranquille e più calde costituisce la zona balneare più frequentata della penisola del capo. False Bay si compone di una serie di paesini con la montagna alle spalle e l'oceano di fronte, ciascuno con le proprie caratteristiche e le proprie attrattive. A circa mezz'ora di viaggio da Cape Town si incontra Muizenberg, un tempo la spiaggia più alla moda del Sudafrica ed oggi un po' decaduta. Le cabine di legno dipinte con vivaci colori che ancora ravvivano l'arenile sono la testimonianza dei fasti che questa località ha vissuto in passato ed ancora oggi la zona di mare antistante è considerata dal National Geographic uno dei 20 migliori villaggi al mondo dove praticare il surf. Dalla stazione di Muizenberg parte il rinomato Historical Mile, un tratto del paesino che è punteggiato da notevoli palazzi d'epoca. A pochi chilometri di distanza incontriamo St. James, località più elegante di Muizenberg caratterizzata da eleganti abitazioni abbarbicate sui pendii della montagna accessibili tramite lunghe scalinate. Proseguiamo il nostro itinerario e dopo poca strada incontramo un altro paesino: Kalk Bay, un insediamo che si sviluppa intorno all'animato porticciolo in cui sono ormeggiati pescherecci in legno. La località offre eccellenti ristoranti, bar, caffè, gallerie d'arte e negozi d'antiquariato che rendono piacevole effettuare qui una passeggiata. Poco più a sud sorge Fish Hoek che vanta una delle migliori spiagge di False Bay. Il divieto di vendita di alcolici nei supermercati e nei negozi ha reso però questa località poco ambita per gli amanti della convivialità e l'ha consacrata quale capitale del puritanesimo della penisola. Ancora pochi chilometri ed incontriamo Simon's Town, terzo insediamento europeo più antico del Sudafrica e prima base navale del paese. E' una cittadina graziosa, conservata ottimamente, che presenta bellissimi edifici coloniali che si sussegguono lungo la sua strada principale. Ancora poco più a sud troviamo infine Boulders beach, località che deve il suo nome a dei massi di roccia che creano delle piccole insenature con acqua trasparente. Il motivo principale per fare una breve sosta in questo piccolo insediamento è costituito dalla colonia di pinguini africani presenti nell'omonima Penguin Reserve. In genere i pinguini africani vivono sulle isole al largo della costa mentre a Boulders questi animali formano una delle sole due colonie al mondo su territori continentali. Sebbene sia una specie a rischio di estinzione qui la colonia pare aver trovato le condizioni ideali per espandersi.
Proseguendo lungo la costa entriamo nella Cape of Good Hope section che costituisce la parte terminale del Table Mountain National Park. Normalmente i turisti che arrivano qui pensano di aver raggiunto la punta più meridionale dell'Africa rappresentata, nell'immaginario collettivo, da Cape Point la punta estrema del Capo di buona speranza. Tuttavia, come abbiamo ricordato più sopra, il vero punto più a sud del continente africano si trova a Cape Agulhas situato a ben 300 chilometri di distanza. Cape Point si può quindi fregiare solo del titolo di punto più a sud-ovest del continente, come ci ricorda il cartello segnaletico in legno che costituisce una tappa fotografica obbligata per chi si spinge fin qui. Ad ogni buon conto Cape Point è un luogo splendido e selvaggio ed allo stesso tempo facile da raggiungere grazie alla sua vicinanza a Città del Capo ed alla bellissima strada che qui conduce. La riserva si trova in cima alle scogliere, sempre sferzate dal vento, che sovrastano il mare burrascoso. Dal parcheggio posto alla fine della strada si può raggiungere il belvedere tramite un breve e ripido sentiero che conduce al faro originario. Questo è stato il teatro di numerose sciagure navali a partire del XV secolo allorquando i portoghesi, per primi, doppiarono il capo: lungo la costa si contano molti relitti di navi che in balia dei venti e delle onde si sono andate a schiantare sugli insidiosi scogli affondando. In questa riserva ci sono numerosi sentieri di trekking che consentono di ammirare paesaggi mozzafiato che conducono anche a delle bellissime spiagge in cui tuttavia non è possibile la balneazione a cagione del mare perennemente agitato. Non manca anche una ricca e particolare fauna, costituita da pinguini, cormorani, struzzi, zebre del capo, babbuini, antilopi ed altri ancora.
Dedichiamo poi una giornata alla visita di un'altra zona del Capo occidentale: le Winelands, indubbiamente la zona meno "africana" del Sudafrica: la regione è popolata prevalentemente da bianchi (qui solo una persona su 5 è africana), il paesaggio è caratterizzato da dolci colline ricoperte di distese di viti e di pini, le campagne sono cosparse da fattorie che dominano ampie tenute in cui velate forme di "schiavismo", o comunque di sfruttamento lavorativo, ancora esistono. Ma se non ci si vuole addentrare in queste valutazioni a carattere sociale, allora le winelands, ad appena un'ora di macchina da Cape Town, sono un crogiolo di piaceri: cibo, vino e relax. Ognuno degli antichi insediamenti europei di questa regione, Stellenboch, Paarl, Franschhoek e Somerset West possiede la propria strada dei vini caratterizzata da vitigni particolari, tecniche di vinificazione, case coloniche di chiara impronta coloniale, specialità culinarie e la più grande concentrazione di ristoranti di alto livello di tutto il paese. Occorrerebbe non meno di una settimana per poter godere appieno delle prelibatezze che offre questo territorio, ma non avendo purtroppo a disposizione tutto questo tempo decidiamo di concentrare la nostra visita alla zona ed alla cittadina di Stellenboch con i suoi pittoreschi scorci urbani di valore storico, i musei, i caffè e naturalmente i ristoranti e le tenute vinicole. I suoi viali fiancheggiati da querce centenarie e da canali invitano a passeggiare per ammirare le splendide abitazioni del centro vecchie almeno di tre secoli. Soprattutto lungo la Dorp street è possibile immergersi nell'atmosfera d'altri tempi creata da casette ed edifici in stile olandese con contaminazioni inglesi che danno origine ad uno stile ibrido caratterizzato da tetti spioventi, finestre e verande vittoriane, e decorazioni in ferro filigranato. Considerando che il paese sorge nel mezzo della più vasta e più antica delle wine routes e che si avvicina l'ora di pranzo, cominciamo il nostro pellegrinaggio alla ricerca di una casa vinicola dove effettuare della degustazioni. La campagna circostante offre davvero l'imbarazzo della scelta talmente tante sono le fattorie e le tenute che si dedicano alla ristorazione ed alla produzione del vino: la nostra scelta ricade sulla tenuta "Middelvlei" presso cui pranziamo scegliendo un menù di degustazione della loro produzione che comprende bianchi, rossi e rosati. Nel pomeriggio inoltrato, dopo aver smaltito i fumi dell'alchool, facciamo rientro a Cape Town alla quale dedicheremo i successivi giorni di permanenza.
Cape Town, situata in uno scenario suggestivo, è la città più bella e più romantica dell'Africa meridionale. La Table Mountain (e l'omonimo parco nazionale) costituiscono lo sfondo panoramico della città dividendo l'agglomerato urbano in varie zone caratterizzate da giardini pubblici, aree naturalistiche, foreste, percorsi di trekking e aree residenziali abbarbicate sui versanti. Dalla vetta di questa montagna si gode un panorama vertiginoso e mozzafiato allo stesso tempo che spazia dal centro città fino ai docks del porto lungo i quali si allineao le navi commerciali. Il cosiddetto Upper City Center comprende il cuore storico della città dove sopravvivono i resti di edifici risalenti ad oltre tre secoli fa. Cominciamo da qui la nostra visita percorrendo Adderley street, principale punto di riferimento urbano ed arteria in passato considerata la via dello shopping. Sebbene i bei palazzi di varie epoche siano stati negli ultimi decenni affiancati da centri commerciali, la via merita senz'altro una passeggiata. Alla sua estremità sud sorge l'edificio ben restaurato dello Slave lodge, eretto verso la fine del XVII per la Compagnia olandese delle Indie Orientali e destinato ad ospitare gli schiavi. Divenne successivamente il bordello più importante della Colonia del Capo e poi la sede della Corte Suprema inglese. Agli inizi del secolo scorso fu trasformato in sede amministrativa ed oggi ospita un interessante museo sulla schiavitù. Parallela alla Adderley corre la Long street, un tempo quartiere abitato dai musulmani ed oggi famosa grazie ai suoi accoglienti lounge bar, club e locali alla moda che ospitano una vivace vita notturna. Anche gli edifici che aggettano sulla via sono degni di nota e le moschee convivono con i bistrot, i caffè, i negozi di antiquari, le librerie e le botteghe di artigianato. Girando in una sua traversa si raggiunge Greenmarket square che merita una visita per la strada acciottolata, per i grandiosi palazzi che si affacciano su di essa, tra cui l'Old town house, e soprattutto per il mercato delle pulci che qui si tiene ogni giorno. Ci perdiamo in un susseguirsi di bancarelle che vendono deliziosi prodotti d'ardigianato ed immancabilmente facciamo incetta di maschere e statue in legno che andranno ad arricchire la nostra collezione. Procedendo verso est si giunge a St. George's Mall, una zona pedonale piacevole da girare per il gran numnero di caffè, snack bar, venditori ambulanti e musicisti di strada. Poco distante diparte Church street, anch'essa meritevole di una passeggiata se si è interessati alle anticaglie africane che si assiepano nelle vetrine degli antiquari. Proseguiamo la nostra visita con la St. George Cathedral, in stile gotico vittoriano. Alla porta di questa chiesa Desmond Tutu bussò simbolicamente chiedendo di essere nominato primo arcivescovo nero del Sudafrica e pochi anni dopo da qui preannunciò la fine dell'apartheid pronunciando il famoso slogan ""siamo il popolo dell'arcobaleno, siamo il nuovo popolo del Sudafrica". La sera ceniamo in un jazz club ricavato nella cripta di questa chiesa: un concerto di un quartetto jazz ed alcune prelibate portate in un'atmosfera decisamente inconsueta chiudono questa intensa giornata.
La mattina seguente, sempre accompagnati da un clima gradevolmente fresco e soleggiato, ci dirigiamo verso la Government avenue, una via pedonale fiancheggiata da querce che costeggia le Houses of Parliament ed attraversa i Company Gardens. All'inizio della passeggiata si trova la National Library of South Africa che custodisce una ricca collezione di antichi testi. Da qui inizia il meravigioso parco dei Company Gardens creati nel 1652 per rifornire di prodotti ortofrutticoli freschi le navi della Compagnia delle Indie Orientali in rotta tra l'Olanda e l'oriente. Più tardi vennero trasformati in orti botanici ed arricchiti con stagni, prati, siepi, fiori e sentieri ed oggi costituiscono un patrimonio naturalistico di primario intreresse. All'estremità sud dei giardini hanno sede la South African National Gallery, che ospita un ampio panorama dell'arte contemporanea del paese, la Great Synagogue, con due campanili altissimi ispirati allo stile delle chiese barocche dell'Europa centrale, e l'imperdibile South African Museum, il più importante museo di storia naturale e delle scienze umane di tutto il paese. Le sue gallerie etnografiche e naturalistiche contengono oggetti artigianali di molte etnie africane e riproduzioni di mammiferi, rettili preistorici ed esemplari di flora e fauna del Capo. La sezione più spettacolare è il whale well, una raccolta di enormi scheletri di balena appesi al soffitto con in sottofondo l'eco del loro canto. Accanto al museo sorge poi un interessante planetario. Lungo il lato est dei Company Gardens si trova l'elegante ed imponente complesso delle Houses of Parliement in stile vittoriano neococlassico. Da qui ci spostiamo a piedi al non lontano Castle of Good Hope, il palazzo più antico del Sudafrica che merita sicuramente la visita. Il cortile e gli ambienti interni sono stati oggetto di un meticoloso restauro che gli ha ridato splendore. Il castello, risalente alla metà del XVII secolo, sostituì l'originario forte in legno e venne eretto con robusti bastioni aventi la funzione di proteggere tutte le mura attraverso il fuoco incrociato. All'interno si possono inoltre ammirare tre piccoli musei oltre le camere destinate alla detenzione ed alla compravendita degli schiavi. A ovest del castello si apre la Grand Parade, un'ampia spianata in origine destinata alle parate militari e poi adibita a zona mercatile e area per raduni politici. Su di essa si affaccia la City Hall dal cui balcone nel 1990 Nelson Mandela (di cui è qui presente una statua a grandezza naturale) pronunciò il suo primo discorso ufficiale dopo la sua liberazione. La spianata è delimitata a nord dalla Strand street una trafficata arteria che porta al distretto degli affari e che separa l'Upper City Center dal Lower City Center.
La sera ci trasferiamo al Victoria & Albert Waterfront, il porto vittoriano di Città del Capo che comprende una frequentatissima ed elegante area commerciale con negozi, centri commerciali, ristoranti, cinema, vialetti lungomare e bar. Questa area, oggetto di un grandioso intervento di riqualificazione, è diventata un punto di riferimento immancabile per turisti e residenti. Ceniamo qui in uno degli innumerevoli ristoranti che si affacciano sul porto turistico che offrono ambienti raffinati ed una cucina di tutto rispetto sia di terra che di mare. Il giorno dopo continuiamo la visita della città recandoci nel quartiere di Bo-Kaap, posto sulle pendici di Signal Hill. Questo è uno dei quartieri più antichi e suggestivi di Cape Town caratterizzato da casette a schiera in stile olandese e georgiano, dipinte con vivacissimi colori fluo, che celano una fitta rete di vicoli e stradine che costituiscono le arterie della comunitù musulmana che qui vive. Da qui ci spostiamo verso la Table Mountain, un massiccio alto oltre mille metri, dalla cima piatta, con pareti a picco e gole profonde, che domina Città del Capo e ne costituisce il contrafforte. Il panorama a sud della città in realtà è dominato anche da una serie di altri rilievi tutti facenti parte del Table Mountain National Park. Troviamo difatti il picco denominato Lion's Head, più ad ovest vi è Signal Hill e ad est si erge Devil's Peak. La zona è un'oasi naturalistica ricca di animali selvatici ed oltre mille specie botaniche. Sebbene vi siano diversi percorsi di trekking, alcui anche molto impegnativi, il modo meno faticoso per raggiungere la cima della Table Mountain è quello di prendere la teleferica che sale sul versante ovest e che offre vedute spettacolari sulla Table bay, su Cape Town e sull'Atantico. La teleferica è progettata per compiere su sè stessa un giro di 360 gradi che consente ai passeggeri una vista totale sul panorama circostante.
Giunge così l'ultima sera di permanenza in questa splendida città australe che trascorriamo nuovamente a Waterfront per godere ancora una volta delle prelibatezze della cucina e degli ottimi vini sudafricani che hanno sempre accompagnato il nostro viaggio. La mattina dopo raggiungiamo l'aeroporto intenazionale dove ci attende un volo per Victoria Falls, in Zimbabwe, paese in cui proseguiremo la nostra vacanza (vedi resoconto di viaggio: Zimba-Zambia 2018).
GALLERIA VIDEO FOTOGRAFICA